venerdì 1 maggio 2015


Quello del 2015 è un Primo Maggio amaro per i lavoratori di questo paese.
Così come accade da molti anni, c’è poco da festeggiare. Quest’anno in particolar modo il governo Renzi ha voluto mettere anche formalmente la pietra tombale sullo statuto dei lavoratori con la legge in materia di lavoro, il così detto Jobs Act. E così quello che ci aspetta sono: licenziamenti collettivi, licenziamenti oggettivi (che altro non sono se non i licenziamenti discriminatori, sotto mentite spoglie), nessuna possibilità di reintegro per chi è licenziato senza giusta causa, la videosorveglianza, la reintroduzione del caporalato, insomma un arretramento delle condizioni di lavoro a prima degli anni ’70. Una condizione che difficilmente si sarebbe aspettato chi ha, in buona fede, votato il programma di Bersani in coalizione con Sel ed oggi si trova Renzi al governo con Alfano, che attua un programma di stampo reazionario e anti democratico, tanto da porre la fiducia su una legge elettorale che farebbe impallidire Acerbo, per spudorata iniquità e violazione dei principi costituzionali. Se, dunque, il Primo Maggio è così amaro per i lavoratori, è ovvio che esso dovrà essere per i comunisti motivo di trasformarlo di nuovo in una giornata militante, da troppo tempo, infatti, alla celebrazione non si unisce più la lotta.
PCdI Nazionale